Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif: orgoglio italiano

Pierfrancesco Diliberto è un conduttore televisivo, regista scrittore e attore italiano, noto con il soprannome di Pif, regalatogli dal suo amico Marco Marchisio nel corso di un viaggio di lavoro per “Le Iene”, la trasmissione investigativa di Mediaset che lo ha reso famoso.

(Palermo, 4 giugno)

Pif - Pierfrancesco Diliberto - biografia

Pierfrancesco Diliberto nasce a Palermo il 4 giugno del 1972. Terminati gli studi all’Istituto Salesiano di Palermo, ereditando la passione per il cinema dal padre, il regista Maurizio Diliberto, Pif si sposta a Londra, dove frequenta i primi corsi di Media Practice. La sua carriera decolla subito: assiste prima Franco Zeffirelli nel lungometraggio del 1999 “Un tè con Mussolini” e poi Marco Tullio Giordana nel 2000 nel celebre film “I cento passi”, vincitore di quattro David di Donatello e di un Premio alla Mostra di Venezia.

Contemporaneamente a Milano partecipa ad un concorso di Mediaset, grazie al quale diventa autore televisivo e nel 2001 presenta il programma “Candid & Video Show” su Italia 1. Il suo lavoro viene molto apprezzato, e da autore passa al ruolo di inviato per la trasmissione “Le Iene”: molto famosi sono i suoi report per le feste della Lega Nord o quelli in Sicilia in cui si fingeva abitante del nord Italia.

Nel 2007 Pif diventa VJ per MTV presentando parte del Mtv Day, e nello stesso anno propone, sulla scia di inviato, il suo primo programma individuale, “Il Testimone Vip”, raccontando la vita quotidiana di personalità dello spettacolo o della politica.

Pif e il suo punto di vista, quello siciliano

Sempre attivo nei confronti del mondo politico, nel maggio del 2012, in commemorazione dei 20 anni della morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, pubblica il racconto “Sarà stata una fuga di gas” in “Dove Eravamo: Vent’anni dopo Capaci e Via D’Amelio”.

Il 2013 è l’anno in cui Pif debutta al cinema con la commedia drammatica “La mafia uccide solo d’estate”, prodotto dalla Wildside, che ricostruisce il sanguinoso periodo che va dagli anni Settanta fino agli anni Novanta, in cui era fortissima l’attività criminale di Cosa Nostra a Palermo. Il film gli ha consegnato il Premio come Miglior Regista Esordiente ai David di Donatello e il Premio come Miglior Sceneggiatura ai Golden Globes del 2014. Dalla sceneggiatura della pellicola, in cui lui stesso recita a fianco di Cristiana Capotondi e il giovane Alex Bisconti, è stata tratta l’omonima serie televisiva di Luca Ribuoli, di cui Pif è co-autore.

Nel frattempo Pif mantiene viva la sua attività televisiva: nel 2014 prende parte al Festival di Sanremo raccontandoci i dietro le quinte del Festival nell’anteprima delle serate chiamata “Sanremo & Sanromolo”, e diventa nuovo testimonial della TIM. Il 2016 lo vede, invece, conduttore insieme a Nadia Toffa del programma “Le Iene”.

Pif e l’abilità comunicativa

Pif - Pierfrancesco Diliberto - Filmografia

Il 2016 è anche l’anno del suo secondo lungometraggio “In guerra per amore”, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. Il film segue una tenera storia d’amore che si intreccia con la conquista alleata della Sicilia, dove l’esercito americano ha dovuto condividere la vita con quello italiano. La pellicola è stata presentata nel 2016 tra le anteprime alla Festa del Cinema di Roma e ha ricevuto la Nomination ai David di Donatello del 2017 come Miglior Sceneggiatura.

Nel 2017 Pif rimarca la sua posizione politica, partecipando attivamente alla manifestazione tenutasi il 21 febbraio da parte dei disabili siciliani, volta a sollecitare lo stanziamento di fondi regionali destinati all’organizzazione di assistenza: in questa occasione è diventato virale il video della telefonata che Pif ha fatto al il Presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, in cui chiedeva certezze in toni quasi adirati. Questa di Pif, è una vera e propria battaglia in difesa dei disabili, che torna ad affrontare con la sua trasmissione radiofonica “I Provinciali”: nel 2017 vola in Sicilia per fare firmare ai candidati alla Presidenza della Regione, il Contratto con i disabili siciliani, scritto dall’associazione “Siamo handicappati, non cretini”, per garantire loro il diritto di vivere una vita all’altezza delle proprie aspirazioni e desideri.

Nel 2018 pubblica il suo primo romanzo “…che Dio perdona tutti“, edito da Feltrinelli Editore.

Pif Filmografia – Attore

Pif - Pierfrancesco Diliberto - Filmografia

Pif – Cinema

  • Pazze di me, regia di Fausto Brizzi (2013)
  • La mafia uccide solo d’estate, regia di Pif (2013)
  • Ridendo e scherzando, regia di Paola e Silvia Scola (2015)
  • In guerra per amore, regia di Pif (2016)
  • Momenti di trascurabile felicità, regia di Daniele Luchetti (2019)

Pif – Televisione

  • Un posto al sole (Rai 3, puntata del 19 febbraio 2013, cameo durante le riprese di una puntata de Il testimone)

Pif – Regista

  • La mafia uccide solo d’estate (2013)
  • In guerra per amore (2016)

Pif – Programmi televisivi

  • Candid & Video Show (Italia 1, 2000)
  • Le Iene (Italia 1, 2000-2007) – Inviato
  • Il testimone (MTV e TV8, dal 2007)
  • Io voto (MTV, 2012)
  • Sanremo & Sanromolo (Rai 1, 2014)
  • MTV Italia Awards 2014 (MTV, 2014)
  • B.O.A.T.S. – Based On A True Story (Deejay TV, 2015)
  • Le Iene (Italia 1, 2016) – Conduttore
  • Falcone e Borsellino (Rai 1, 2017)
  • Caro Marziano (Rai 3, 2017)
  • Danza con me (Rai 1, 2018) – Ospite
  • Il candidato va alle elezioni (TV8, 2018)
  • Colorado Cafe (Italia 1, 2008) – Comico

Documentari

  • Roberto Saviano: uno scrittore sotto scorta (Rai 3, 2016)

Pierfrancesco Diliberto

Noto anche come: Pif

PALERMO (Italia), 4 Giugno 1974

Conduttore televisivo, scrittore, regista, sceneggiatore e attore. Più conosciuto come Pif. Agli inizi della sua carriera lavora come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in “Un tè con Mussolini” (1998) e un anno dopo con Marco Tullio Giordana ne “I cento passi”. Nel 2000 Pif partecipa a un corso di Mediaset diventando autore televisivo. Acquista celebrità attraverso uno degli show più popolari del gruppo, la trasmissione di attualità investigativa “Le Iene2, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010. Nel 2007 per MTV realizza “Il testimone”, il suo primo programma individuale, uno tra i più originali e innovativi del panorama televisivo odierno. Dal 2011 è impegnato con “Il testimone Vip”, che racconta da vicino i dettagli di vita quotidiana di personaggi legati al mondo dello sport, della politica e dello spettacolo. Nel 2013 firma il suo primo lungometraggio cinematografico “La Mafia uccide solo d’estate”, film che riceve numerosi consensi e riconoscimenti (tra cui il premio EFA, l’Oscar europeo, come miglior commedia) sia in Italia che all’estero e che a lui vale il David di Donatello e il Nastro d’argento come miglior regista esordiente. Nel 2016 presenta alla XI edizione della Festa del Cinema di Roma, come preapertura della kermesse, il suo secondo film “In guerra per amore”.

FILMOGRAFIA

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Tratto da https://www.cinematografo.it/cinedatabase/cast/pierfrancesco-diliberto/316504/

…che Dio perdona a tutti di Pif )Pierfrancesco Diliberto)

Pubblicato da Elena Giorgi il 16 Novembre 2018

Con quel suo fare un po’ sornione e l’inconfondibile voce apparentemente incerta, Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, sembra perennemente sospeso sulle nuvole; invece, è tra i pochi intellettuali italiani ad avere il dono di usare la leggerezza per colpire nel vivo e costringerci a riflettere.
Lo aveva già fatto come regista e attore in La mafia uccide solo d’estate, l’amara commedia con cui ci ha raccontato gli orrori della mafia e le pecche dello stato; lo ha sempre fatto con Il testimone, il programma televisivo in cui sembra solo volerci far ridere, per poi accompagnarci con impegno a scoprire la realtà che si nasconde dietro ai personaggi noti, in quello che si può definire un vero e proprio esperimento antropologico.
Lo fa anche oggi, arrivando in libreria per Feltrinelli con il suo primo romanzo …che Dio perdona a tutti.

…che Dio perdona a tutti

Un single felice non sarà mai felice come una coppia felice.

Arturo ha un solo Dio: la ricotta di capra e tutte le sue dolci declinazioni.
Palermitano, agente immobiliare, in quell’età in cui bisognerebbe già essersi sistemati con moglie e figli, Arturo è un single poco avvezzo alla coppia ma sempre pronto a innamorarsi.
Infatti cade tra le braccia di Flora, la donna dei suoi sogni, perché bella, brillante e proprietaria di una pasticceria che sforna sciù celestiali.

Flora però ha un piccolo difetto: è molto religiosa, un cattolica praticante che va regolarmente alle celebrazioni liturgiche e desidera condividere la fede con il proprio compagno.
Arturo quindi si trova a dover andare a messa ogni sabato pomeriggio, fingendo di essere realmente interessato alla preghiera e alle sacre scritture.

Ma Arturo è in realtà un cattolico medio, cioè uno di quegli italiani battezzati da bambini, che per inerzia hanno fatto pure comunione e cresima, magari passando i pomeriggi all’oratorio senza in realtà avere alcuna fede profonda in Dio e nessun particolare intimo rapporto con la Santa Romana Chiesa.
Un cattolico che a messa smozzica le preghiere perché sono solo una litania imparata a memoria da bambini e quasi del tutto dimenticata da adulti; un fedele che non ha mai affrontato con profondità la questione religiosa e non sa nemmeno come relazionarsi con il clero.

Un compagno deludente per Flora, che non nasconde il suo sconforto e porta Arturo a prendere un’azzardata e folle decisione: fingerà d’essere sulla via della conversione, applicando alla lettera il catechismo e i dogmi della chiesa.
A partire dal comandamento “non dire falsa testimonianza” – che lo costringe a essere sincero durante il tentativo di piazzare una casa da troppo tempo invenduta, rivelandone i difetti ai possibili acquirenti – fino ad arrivare alla pratica più cristiana di tutte: ama il prossimo tuo come te stesso.
Questo sarà solo l’inizio di un percorso che metterà in discussione la fede all’acqua di rose che tante persone praticano senza coscienza, arrivando a scoperchiare un intero mondo di ipocrisie e superficialità.
Perché, come si suol dire… futti futti, che Dio perdona a tutti!

All’improvviso ebbi tutto chiaro. Stavo parlando con persone che facevano i conti con la propria fede da una vita e le avevano dato mille significati, ma nessuno la concepiva così come io avevo sempre pensato fosse da intendere, motivo per cui mi aveva sempre atterrito e allontanato. Perché essere cattolico è difficilissimo. Amare il prossimo senza volere nulla in cambio è difficilissimo. Perché noi, in fondo, vogliamo che i nostri gesti buoni abbiano una ricompensa.

Con una narrazione brillante e leggera e attraverso irriverenti ed esilaranti gag (la cronaca della Via Crucis è decisamente ai limiti della blasfemia, tuttavia credo che ne rideremo per sempre), Pif va a colpire e affondare tutte quelle persone che considerano la religione un banale tratto distintivo come il colore dei capelli o degli occhi e che praticano la preghiera come un insignificante passatempo.
Una realistica fotografia di questa povera Italia, governata da un ministro che giura sul vangelo e sputa sui più deboli.
Si ride, si riflette e ci si fa il segno della croce, augurandosi l’arrivo di tempi migliori.

... che Dio perdona a tutti di Pif Pierfrancesco Diliberto

un libro per chi: finge di non conoscere la differenza tra credere in Dio e frequentare la chiesa

autore: Pif Pierfrancesco Diliberto
titolo: …che Dio perdona a tutti
editore: Feltrinelli
pagg. 185

…CHE DIO PERDONA A TUTTI,

Pif

…che Dio perdona a tutti

Andare in chiesa, partecipare al catechismo, ricevere i sacramenti: è davvero questo che ci rende automaticamente dei buoni cristiani? Perché poi, fuori dalle mura consacrate, è tutto un altro paio di maniche: tradiamo chi ci ama, mentiamo al prossimo, facciamo sesso fuori dal matrimonio, ignoriamo chi ha bisogno di aiuto. Dopotutto siamo peccatori, difficile non incappare nell’errore, ma sapete la cosa bella della religione cristiana? Che bastano un’Ave Maria e un Padre Nostro per pareggiare di nuovo i conti con Dio, anche se si tratta di conti molto salati. Arturo, protagonista del romanzo d’esordio di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif (che ovviamente già conosciamo in veste cinematografica e televisiva), è un immaturo e un inconcludente che prima dell’incontro con Flora non aveva mai esplorato la portata della sua fede: Flora è bella, intraprendente, e ama i dolci come lui, ma è anche – al contrario di lui – una che la domenica non si perde mai una messa. Arturo per amore la segue, ma scoprire di non riuscire nemmeno a rispondere correttamente al prete durante la funzione, innesca tensione tra loro, tanto che il ragazzo, per scongiurare la crisi di coppia, decide di comportarsi da vero cristiano, applicando alla lettera gli insegnamenti di Gesù. Peccato che doti pregevoli come la sincerità, la rettitudine morale, l’altruismo e, soprattutto, la coerenza, non piacciano a nessuno in un mondo dove l’ipocrisia va molto di moda. Il romanzo tratta un argomento interessante, ironia e leggerezza fanno da padrone, così come i personaggi e le situazioni di indubbia comicità all’italiana, tra rocambolesche partite di calcetto, rappresentazioni religiose al limite del blasfemo, inciuci politici e malavitosi. Ma ci si mette un poco prima di arrivare al nocciolo della questione: ne deriva una prima parte confusionaria, dove si va avanti a fatica, fino al tardivo punto di svolta oltre il quale la storia, finalmente, assume un carattere più incisivo. Una curiosità: per il protagonista maschile e quello femminile delle sue storie, Pif, come in un rito, sceglie sempre gli stessi nomi: «Sono nomi ispirati a mio nipote, Arturo, che già da piccolo tentava di baciare Flora, e lei si scansava. Un’altra mia fissa è inserire sempre la parola “Iris” in tutti i film. Un gioco da bambino».

Tratto da https://www.mangialibri.com/libri/%E2%80%A6che-dio-perdona-tutti

… che Dio perdona a tutti

DI CECILIA MATTIOLI · 20 GIUGNO 2019

Pif

A me Pif piace molto e ho apprezzato tanto anche il suo esordio letterario “…che Dio perdona a tutti”. Arturo è un agente immobiliare single di 35 anni che vive e lavora in Sicilia. Ha una grande passione, quasi una malattia, per i dolci e passa gran parte del suo tempo nelle pasticcerie della città a degustare dolci a base di ricotta di capra. È single, ma vorrebbe innamorarsi, perché

“un single felice non sarà mai felice come una coppia felice”.

...che Dio perdona a tutti

Inutile dire che quando Arturo incontra Flora, una ragazza alta, bella e brillante, decide all’istante che quella sarà la donna della sua vita; consapevolezza che diventa certezza appena scopre che è titolare di una pasticceria e figlia di pasticceri che esercitano quest’arte da generazioni. A questo punto, creata la coppia perfetta, sembra che la storia possa finire qui, ma c’è un ma. Così come Arturo sa tutto dei dolci, allo stesso modo Flora è una fervente cattolica e sa tutto della religione; con la stessa frequenza e passione con cui Arturo mangia i dolci, Flora frequenta l’ambiente cattolico da praticante più che attiva. La passione per i dolci li accomuna già, ma occorre fare i conti con lo sbilanciamento che li caratterizza nei confronti della religione. Arturo non è chiaramente all’altezza e questo lo mette in condizioni di difficoltà fino al culmine della figuraccia quando, alla Via Crucis della città decide di interpretare Gesù e, da cattolico medio, uno di quelli che da bambino ha ricevuto tutti i sacramenti per inerzia e che da adulto recita le preghiere sbagliando le parole, anche in questo caso sbaglia completamente tutta la parte (ci sono alcuni particolari al limite della blasfemia, se non fosse chiaro il senso con cui vengono raccontati in quel modo). Flora però è irrinunciabile e Arturo, pur di non perderla, decide di volersi convertire e intraprende un percorso interamente guidato dal catechismo e dai dogmi ecclesiastici.

“Lei mi vuole cattolico praticante. Bene, allora praticherò ogni santo giorno la parola del Signore e seguirò gli insegnamenti dei cinque evangelisti! Ed evidenziai le prime tre settimane. Solo dopo mi ricordai che gli evangelisti erano quattro.”

Un tema importante che Pif nel suo “…che Dio perdona a tutti” affronta con grande ironia e con quella leggerezza che, come diceva Calvino, non è superficialità, ma un modo maturo e costruttivo per ragionare su temi che spesso vengono lasciati da parte o dati per scontati, perché percepiti come lontani e troppo più grandi di noi. L’espediente della conversione di Arturo è il modo con cui Pif riporta l’attenzione su un tema di non poco conto, ovvero la differenza sostanziale tra parlare di fede ed esercitarla, tra rispettare i comandamenti alla lettera e rispettarli più o meno a seconda della situazione e della convenienza. “…che Dio perdona a tutti” è una riflessione brillante, leggera ma allo stesso tempo profonda di quanta superficialità stia, sempre più spesso, alla base dei nostri comportamenti. La religione, nel caso specifico di questo libro, non è semplicemente un tratto distintivo o un passatempo, ma è, o quanto meno dovrebbe essere, una scelta di vita che si può rispettare appieno solo se si ha la piena consapevolezza di ciò che significa scegliere di comportarsi come prescrivono i comandamenti. La scelta di Arturo mette in discussione tutti il sistema di equilibri che governa le sue relazioni siano esse professionali, amicali, affettive o sentimentali.

“All’improvviso ebbi tutto chiaro. Stavo parlando con persone che facevano i conti con la propria fede da una vita e le avevano dato mille significati, ma nessuno la concepiva così come io avevo sempre pensato fosse da intendere, motivo per cui mi aveva sempre atterrito e allontanato. Perché essere cattolico è difficilissimo. Amare il prossimo senza volere nulla in cambio è difficilissimo. Perché noi, in fondo, vogliamo che i nostri gesti buoni abbiano una ricompensa.”

Questa affermazione di Arturo è forte, ma credo che in essa stia il significato della consapevolezza. Imparare a dare alle cose il giusto peso e usare le parole secondo il loro reale significato è l’unico modo per compiere le proprie scelte con la consapevolezza che serve per essere poi in grado di rispettarle e portarle a termine. Pif sceglie di raccontarci la conversione di Arturo, perché il tema religioso è complesso e profondamente collegato ai comportamenti che ciascuno di noi mette in campo e che dovrebbero essere diversi a seconda che ci si senta come Arturo prima della conversione o come Flora.
Va da sé che la consapevolezza sta alla base di qualsiasi scelta, perché è condizione imprescindibile per essere coerenti, etici, affidabili e credibili e per non lasciarsi tentare dal meccanismo del “futti futti…che Dio perdona a tutti”, per dirla in siciliano insieme Pif.