Biografia: Massimo Carlotto

Massimo Carlotto - Wikipedia

Massimo Carlotto è nato a Padova il 22 luglio 1956 e risiede attualmente a Flumini di Quartu Sant’Elena, a cinquanta chilometri da Cagliari, una collina lungo la strada che conduce a Capo Carbonara. Tutte le mattine, portando il suo labrador a nuotare, passa davanti a Porto Armando . Nel 1976, giovane universitario e militante di L.C., scopre casualmente a Padova il cadavere senza vita di Margherita Magello, colpita da 59 coltellate, e viene accusato dalla polizia dell’omicidio dopo essersi recato volontariamente a testimoniare.

Carlotto racconta così il suo passato. Una sera di gennaio del 1976 a Padova, la sua città, mentre rientra a casa sente delle urla strazianti provenire dalla palazzina dove abita sua sorella. La porta di un appartamento è socchiusa. Entra. Margherita Magello, venticinque anni, è stata colpita da cinquantanove coltellate. Ha indosso un accappatoio zuppo di sangue. Riesce a pronunciare qualche parola, poi china il capo e muore. Massimo tocca il suo corpo. Ha paura e scappa. Forse, nascosto, c’è ancora l’assassino.

Dopo il processo d’appello e prima della sentenza fugge all’estero e si dà alla latitanza, trasferendosi poi in Messico e iscrivendosi all’Università. Nel 1985 viene denunciato e rimpatriato e comincia così la serie di processi, rinvii, errori giudiziari, condanne. Carlotto è stato condannato per l’omicidio della Magello fino in Cassazione, nonostante fosse stato assolto per insufficienza di prove dalla Corte d’Assise di Padova.
La sua latitanza dura tre anni tra Francia e Messico, dove viene catturato e riportato in Italia.
In cella si ammala: dismetabolismo organico, in pratica bulimia, esposto al rischio di infarto e di ictus. A suo favore si mobilita un comitato che sfoggia firme illustri, da Norberto Bobbio a Jorge Amado, più dodicimila altre sottoscrizioni e Massimo ottiene gli arresti domiciliari.
Sino alla grazia che il Presidente della Repubblica gli accorda nel 1993, grazie anche al favore dell’opinione pubblica.
Il suo passato, racconta, lo ha stivato in cinque grandi casse di legno e quando ha tentato di sollevarlo ha rischiato di rimanerne schiacciato. Erano atti giudiziari, perizie, articoli di giornale, lettere, telegrammi e appelli. Lo ha sistemato in cantina e ogni volta che trasloca – gli è accaduto tre volte da quando è uscito di prigione – lo spolvera, lo imballa e lo trascina con sé.
In carcere ha scritto molto, ma ora, aiutato da Grazia Cherchi, riesce a dare una forma a quella prorompente facoltà del narrare che lo ha afferrato e che si è via via riccamente contaminata con la materia dolorante della sua vita.
Massimo Carlotto, libero, diventa scrittore. Esordisce nel 1995 con il romanzo-reportage “Il fuggiasco”, ispirato alla sua esperienza di latitante da cui è stato tratto nel 2003 un film, diretto da Andrea Manni, con Daniele Liotti.

E verrà un altro inverno

di Massimo Carlotto

Rizzoli, 2021

Descrizione

E verrà un altro inverno sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all’enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.

«Carlotto muove i personaggi da burattinaio esperto, creando quella sensazione di costante inquietudine che spinge il lettore a correre, famelico, alla fine» – Diego De Silva, Tuttolibri

«Massimo Carlotto coglie i dettagli e le ombre di un piccolo mondo moderno corroso dai bovarismi e dal cinismo, prima della crisi» – la Lettura

Quando tutti hanno segreti inconfessabili, nessuno è innocente.

Copertina di: E verrà un altro inverno

Scarica l’estratto di lettura 

Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l’erede di una dinastia di imprenditori della “valle”, operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l’élite dei capitani d’industria che ha costruito l’ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c’è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio – il nostro – in cui l’amicizia è il vincolo di un’associazione a delinquere, l’amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d’omertà e la famiglia una connection criminale. Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l’avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all’enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.